Grande è soltanto chi ama. Dalle manie di grandezza all’assillo verso i più poveri – SAN GIACOMO

Grande è soltanto chi ama. Dalle manie di grandezza all’assillo verso i più poveri – SAN GIACOMO

25 Luglio 2020 0 Di Pasquale Giordano

SAN GIACOMO

2Cor 4,7-15   Sal 125  

+ Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 20,20-28)

Il mio calice, lo berrete.

In quel tempo, si avvicinò a Gesù la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di’ che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli disse loro: «Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparato».

Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. Ma Gesù li chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dóminano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

Grande è soltanto chi ama. Dalle manie di grandezza all’assillo verso i più poveri

Gesù aveva parlato del Regno dei cieli e gli apostoli lo hanno interpretato secondo l’ottica del mondo in cui i governanti delle nazioni dominano e i capi opprimono. Il fascino del potere ha sempre esercitato una forte attrazione sul cuore degli uomini e anche su quello dei discepoli di Cristo i quali sono tentati di “mondanizzare” il vangelo invece di evangelizzare il mondo. Le parole della mamma di Giacomo e Giovanni rivelano quanto sia radicata nell’animo umano, anche della gente semplice e povera, l’ambizione di raggiungere posti di comando per avere sudditi sui quali comandare e dai quali ricevere servigi. Fin quando il cuore è pieno della sapienza del mondo non è possibile partecipare alla forma di governo ed esercitare il potere che Gesù propone. 

Il calice da bere non sono i sacrifici e le rinunce, né tantomeno la lotta fino all’ultimo sangue, per raggiungere le vette del successo, della fama e della ricchezza, ma è il cammino interiore di purificazione del cuore da ogni forma di cupidigia, avidità e di rinuncia alla logica del potere inteso come gestione delle persone e delle cose per un proprio interesse.

Gesù chiarisce che non sta a lui concedere benefici e privilegi, ma di invitare tutti a seguirlo sulla via della croce attraverso la quale cambiare la prospettiva nella vita. Per poter partecipare alla gloria di Gesù e sedere insieme a lui nel suo regno è necessario seguirlo sulla via del servizio inteso come dono della propria vita. È propriamente questa la vetta della gloria per raggiungere la quale bisogna abbandonare strada facendo le zavorre che appesantiscono il cuore e offuscano la ragione. 

Il mondo alimenta le manie di grandezza e falsa le unità di misura perché l’orgoglioso, pur essendo piccolo, vorrebbe ergersi e imporsi da solo sugli altri, mentre l’umile, essendo magnanimo, tende a farsi piccolo per raggiungere anche l’ultimo dei fratelli e amarlo. L’arrampicatore sociale ed ecclesiale non si dà pace se non ha raggiunto la visibilità e gli onori, magari denigrando e squalificando gli altri, mentre il discepolo di Cristo non può dirsi contento se non ha donato il suo tempo, le sue energie, i suoi carismi, le sue competenze e le sue capacità per far sentire ogni persona incontrata amata. I potenti di questo mondo tendono a far sentire gli altri inferiori e dipendenti, i cristiani invece, incontrando i fratelli e le sorelle nel mondo, devono comunicare loro l’amicizia di Dio che detronizza i potenti e innalza gli umili, sazia di beni gli affamati e rimanda i ricchi a mani vuote. Nel regno di Dio se c’è un primato da raggiungere questo è certamente quello del servizio e se c’è una competizione questa deve avvenire nell’ambito della stima e della comunione fraterna.

Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!