La tradizione della fede è generazione di vita non travaso di concetti – Giovedì della XIV settimana del Tempo Ordinario
Giovedì della XIV settimana del Tempo Ordinario(Anno pari)
Os 11,1-4.8-9 Sal 79
+ Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 10,7-15)
Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date.
In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli:
«Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni.
Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non procuratevi oro né argento né denaro nelle vostre cinture, né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché chi lavora ha diritto al suo nutrimento.
In qualunque città o villaggio entriate, domandate chi là sia degno e rimanetevi finché non sarete partiti.
La tradizione della fede è generazione di vita non travaso di concetti
Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. Se quella casa ne è degna, la vostra pace scenda su di essa; ma se non ne è degna, la vostra pace ritorni a voi. Se qualcuno poi non vi accoglie e non dà ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dei vostri piedi. In verità io vi dico: nel giorno del giudizio la terra di Sòdoma e Gomorra sarà trattata meno duramente di quella città».
Chi invia in missione offre il necessario equipaggiamento. Il missionario riceve da Dio l’incarico di predicare a tutti e in maniera particolare agli infermi, ai morti, ai lebbrosi e agli indemoniati, perché il Vangelo contiene in sé il potere di guarire, risuscitare, purificare e liberare. Quelli che il mondo scarta Dio li raggiunge, quelli che il mondo ignora Dio li cura, quelli che il mondo rende invisibili Dio li riveste di luce. Dio non impone nulla con la minaccia o con la forza, ma si propone, chiede con delicatezza e bussa al cuore di ciascuno con rispetto.
La chiamata alla missione è un dono di grazia non un dovere che pesa come un macigno e che supera le nostre capacità di sopportazione. La missione, infatti, non è un lavoro servile, come quello imposto dal faraone agli schiavi ebrei ai quali era ordinato di fare i mattoni, ma essi stessi avrebbero dovuto procurarsi la paglia.
Il discepolo missionario è inviato per trasmettere il dono della fede che gratuitamente ha ricevuto. Dio ama con la premura di una madre e la costanza del Padre. Dio ama generando! La sua vita è l’amore che unisce la famiglia della Trinità e trabocca, per così dire, trasmettendola e condividendola con gli uomini. La missione del discepolo fa parte della vita sovrabbondante e della sovrabbondanza dell’amore. Perciò la tradizione non è semplice travaso di conoscenze, di concetti e nozioni, ma è il flusso della vita che dal cuore di Dio giunge come un fiume a lambire quello di ogni uomo che sperimenta la sua prossimità e la sua cura.
Il dono della fede, che è la vita stessa di Dio, ci viene sempre attraverso le mediazioni umane, sicché, ogni uomo che accoglie questa grazia e coglie questa opportunità con cuore sincero, avverte anche che è chiamato a trasmetterla nello stesso modo con la quale l’ha ricevuta.
Ciò che deve preoccupare il discepolo missionario non è tanto il successo della sua missione quanto il bene integrale di coloro ai quali si rivolge. L’ospitalità ricevuta diventa un’occasione di grazia non solo per chi è ospitato ma anche, direi soprattutto per chi apre la sua casa e il suo cuore per accogliere il Signore. Al contrario, chi rimane refrattario non tiene chiuso solo l’uscio di casa, ma lui stesso si esclude da quel dono che cambia la vita e la rende veramente degna di essere vissuta.
Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!