Lezione di felicità – Lunedì della X settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)
Lunedì della X settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)
1Re 17,1-6 Sal 120
+ Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 5,1-12)
Beati i poveri in spirito.
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi».
Lezione di felicità
Nel Vangelo di Matteo Gesù è presentato come Maestro che, però, non offre insegnamenti filosofici e non parla tanto alla testa o alla pancia, ma al cuore dell’uomo. Quando si parla di Gesù, senza aver letto con gli occhi della fede i suoi insegnamenti, lo si confonde con un maestro di morale o come il mito costruito dai suoi seguaci per fondare su un personaggio famoso e autorevole l’istituzione chiesa che lui in realtà, dicono i presunti esperti storici, non aveva intenzione di inaugurare.
Il primo dei cinque insegnamenti presenti nel vangelo di Matteo si apre con un discorso sulla felicità. Gesù non elenca una serie di condizioni etiche attraverso le quali l’uomo può raggiungerla, ma rivela che la felicità è a portata di mano perché è Dio che si fa prossimo. Felice non è l’uomo che realizza sé stesso raggiungendo gli obbiettivi che si pone nella vita, ma è colui che vive la relazione personale con Dio e con gli altri. La felicità è più che appagamento e sazietà! Anzi, direi, che la sazietà è l’inizio della infelicità perché è il principio della solitudine. Chi è pieno di sé ed è concentrato solo su sé stesso non scopre la bellezza racchiusa nella relazione d’amore, quella che si rivela soprattutto quando si sperimentano i propri limiti, le proprie insufficienze e fragilità e al contempo si è accompagnati, curati e aiutati, non per interesse ma per amore.
Felice chi si lascia amare da Dio, cioè chi accoglie e fa fruttificare i suoi doni, chi si fa consolare nel dolore, chi si alimenta della Parola per rimanere fedeli alla giustizia e alla misericordia. Felice chi incontra Dio tra le pieghe e le piaghe della propria vita perché egli sentirà germogliare nel cuore l’impulso dello Spirito che lo spinge a perdonare, a non giudicare, a trovare punti di accordo e a rispondere col bene al male ricevuto.
La felicità non è un premio che riceveremo alla fine se saremo buoni, zitti e fermi, ma è il regalo che la vita ci offre se, nella gioia e nel dolore, apriamo il cuore a Dio e lo ospitiamo con gentilezza e familiarità; se, come bambini, ci abbandoniamo al suo abbraccio materno e ci lasciamo sollevare alla sua guancia di Padre.
Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!