Anna, l’anziana profetessa dal cuore giovane e dagli occhi luminosi – 30 Dicembre – VI giorno fra l’ottava di Natale

Anna, l’anziana profetessa dal cuore giovane e dagli occhi luminosi – 30 Dicembre – VI giorno fra l’ottava di Natale

30 Dicembre 2019 Off Di Pasquale Giordano

30 Dicembre – VI giorno fra l’ottava di Natale

1Gv 2,12-17   Sal 95  

+ Dal Vangelo secondo Luca (Lc 2,36-40)

Anna parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione.

[Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore.] C’era una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.

Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.

Anna, l’anziana profetessa dal cuore giovane e dagli occhi luminosi

Dopo l’annuncio degli angeli ai pastori della nascita del Salvatore, l’evangelista Luca elenca tre incontri con il bambino Gesù, il primo è quello con i pastori che dopo aver visto il bambino avvolto in fasce nella mangiatoia, come indicato dall’angelo, tornano glorificando e lodando Dio per quello che avevano visto e udito di lui. Gli altri due incontri si svolgono al Tempio di Gerusalemme dove Gesù era stato portato per essere presentato al Signore in quanto primogenito. Simeone, prima e poi anche Anna profetizzano sul conto del bambino Gesù.

L’evangelista Luca si sofferma su alcuni particolari che caratterizzano il personaggio di Anna il cui nome significa «grazia», «favore». Innanzitutto è qualificata come «profetessa». Ella, con alle spalle una vita lunga, ferita dal lutto dopo sette anni di matrimonio, ha allenato lo sguardo del cuore dedicandosi totalmente a Dio con digiuni e preghiere. L’anziana Anna potrebbe attirare le critiche di chi pensa che, anche nelle cose della fede, conta molto di più il lavoro concreto, piuttosto che digiuni e preghiere. Il mondo – si dice – ha bisogno di concretezza, come se la relazione con Dio e la vita spirituale non facessero parte della realtà. Anna testimonia che la dedizione totale a Dio, che potremmo accostare alla consacrazione religiosa, è la condizione per essere lampada che arde e nel mondo faro di speranza e consolazione.

L’attivismo e l’illusione che al mondo servono più mani che lavorano che bocche che pregano, rendono l’uomo insensibile agli avvenimenti e incapaci di coglierne il senso più profondo e pieno. La forza propulsiva del volontarismo si spegne ben presto, trasformando la passione in avversione.

Anna ha sublimato il dolore dell’incompiutezza dei suoi progetti, nell’attesa del compimento della volontà di Dio. L’anziana donna è il segno della vera saggezza che sa riconoscere nel volto di un bambino come tanti quello di Dio. Nella vita non conta quante cose fai, ma quanti volti incontri e quante esistenze impattano la tua lasciando ciascuno un segno, un tratto, che insieme compongono un quadro dai colori vivi e variopinti. 

Tante sono le esperienze che potrebbero spegnere la passione, l’entusiasmo, la voglia di amare e persino di vivere, ma la preghiera e l’esercizio ascetico della rinuncia a sé stessi e alla pretesa di autocentramento, mantengono vivo il desiderio d’incontrare il Signore, l’unico che rende il cuore sempre giovane.

Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!