“Foste non fatti per vivere come bruti…” – Venerdì della XXXII settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)
Venerdì della XXXII settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)
Sap 13,1-9 Sal 18
+ Dal Vangelo secondo Luca (Lc 17,26-37)
Così accadrà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo si manifesterà.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Come avvenne nei giorni di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell’uomo: mangiavano, bevevano, prendevano moglie, prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca e venne il diluvio e li fece morire tutti.
Come avvenne anche nei giorni di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano; ma, nel giorno in cui Lot uscì da Sòdoma, piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece morire tutti. Così accadrà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo si manifesterà.
In quel giorno, chi si troverà sulla terrazza e avrà lasciato le sue cose in casa, non scenda a prenderle; così, chi si troverà nel campo, non torni indietro. Ricordatevi della moglie di Lot.
Chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà; ma chi la perderà, la manterrà viva.
Io vi dico: in quella notte, due si troveranno nello stesso letto: l’uno verrà portato via e l’altro lasciato; due donne staranno a macinare nello stesso luogo: l’una verrà portata via e l’altra lasciata».
Allora gli chiesero: «Dove, Signore?». Ed egli disse loro: «Dove sarà il cadavere, lì si raduneranno insieme anche gli avvoltoi».
“Foste non fatti per vivere come bruti…”
Noè e Lot sono due personaggi la cui storia troviamo nel libro della Genesi. Essi sono accomunati dal fatto di vivere in un contesto sociale caratterizzato da uno stile di vita materialistico. Mangiare, bere, sposarsi, lavorare, sono le attività comuni degli uomini e delle donne. Questa è la normalità! Cosa è che non va? Semplicemente non va il fatto che attraverso le attività della vita non si cresce umanamente se si vive come macchine, il cui fine è solo produrre quello che serve per la propria sussistenza. Questo non significa vivere, ma è “tirare a campare”, vivacchiare.
Noè e Lot, seguendo le indicazioni di Dio e, operando in controtendenza rispetto alla “normalità”, sopravvivono agli eventi che scombussolano la “normalità”. La routine della vita ci porta a fare sempre le stesse cose, ma esse diventano nuove nella misura in cui sono fatte con amore e per amore e non semplicemente per sé stessi, per abitudine o convenzione.
Non è la tecnica o la tecnologia che danno sapore alla vita e ci permettono di affrontare con successo i problemi che fanno soffrire. I momenti di crisi sono un’opportunità di crescita nella misura in cui ci prendiamo cura anche della nostra dimensione spirituale, intesa non come un vago senso religioso o di rispetto, ma come relazione con l’altro e per l’altro. Noè e Lot sono in contatto con Dio in un dialogo che li aiuta a essere nel mondo senza omologarsi alla logica del mondo. Per questo non sono travolti dagli eventi, non sono presi alla sprovvista, ma affrontano la crisi seguendo le indicazioni di Dio. Noè costruisce una grande barca nella quale accogliere tutti, Lot si allontana dalla città senza volgersi indietro. L’arca di Noè è l’immagine della Chiesa che accoglie tutti perché ognuno, nella sua diversità, sperimenti la bellezza della comunione fraterna, unica via di salvezza. La storia di Lot, nipote di Abramo, insegna che per salvarci bisogna saper lasciare la città, cioè le abitudini cattive, soprattutto quelle che rischiano di passare come “normali”.
Noè e Lot anticipano la figura di Gesù. Lui, morendo dona la vita ed edifica la Chiesa, la “barca” che accoglie tutti e che permette di superare il dramma di quegli eventi che distruggono tutto. Lot è immagine di Gesù che guarda sempre avanti per realizzare la volontà di Dio.
La vita spirituale consiste nel far crescere in noi la presenza di Gesù. Accompagnati dalla sua grazia potremo superare ogni prova, anche quella che sembra distruggere tutto ciò che abbiamo costruito. Con Gesù è sempre una nuova rinascita.
Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!