La gioia di essere matita nelle mani di Dio – Mercoledì della XXIV settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)

La gioia di essere matita nelle mani di Dio – Mercoledì della XXIV settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)

18 Settembre 2019 Off Di Pasquale Giordano

La gioia di essere matita nelle mani di Dio – Mercoledì della XXIV settimana del Tempo Ordinario(Anno dispari)

1Tm 3,14-16  Sal 110   

+ Dal Vangelo secondo Luca(Lc 7,31-35)

Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non avete pianto.

In quel tempo, il Signore disse: 

«A chi posso paragonare la gente di questa generazione? A chi è simile? È simile a bambini che, seduti in piazza, gridano gli uni agli altri così:

“Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato,

abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!”. 

È venuto infatti Giovanni il Battista, che non mangia pane e non beve vino, e voi dite: “È indemoniato”. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e voi dite: “Ecco un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori!”. 

Ma la Sapienza è stata riconosciuta giusta da tutti i suoi figli».

All’epoca in cui scrive Luca le varie anime che componevano il tessuto religioso ebraico erano quasi del tutto scomparse con la distruzione di Gerusalemme e del suo tempio. In realtà esse in parte si erano, per così dire, trasferite nella comunità cristiana delle origini. Anche nella chiesa antica, come testimoniano gli Atti degli Apostoli e le lettere di Paolo, c’erano contrasti all’interno dei vari gruppi, alcuni dei quali legati alla loro “spiritualità”. Per cui avevano aderito alla fede quelli che s’ispiravano al Battista, ma anche alcuni farisei o sacerdoti. Basti pensare che nella stessa comunità apostolica c’erano discepoli che provenivano da sette ebraiche estremiste, come gli zeloti.

Il vero problema nella Chiesa non è la diversità delle provenienze, delle storie, delle sensibilità, degli ideali, ma come far interagire le varie personalità tra loro e come integrarle nell’unico cammino di fede tracciato da Gesù. 

La piccola allegoria raccontata da Gesù mette in luce l’eterna conflittualità all’interno della comunità, chiamata “questa generazione”. Essa è attraversata da una continua tensione alimentata dalla polemica mossa dagli eterni insoddisfatti. Questi tali sono coloro che, guidati dal narcisismo non solo psicologico ma anche spirituale, sono alla ricerca dell’immagine di sé da amare. 

Questo tipo di atteggiamento si concretizza nel giudizio di valore sulle persone che sono valutate non in base alla loro dignità umana, che di per sé è già segno della provvidenza di Dio, ma secondo il criterio dell’affinità alle proprie idee. In altri termini diremmo che una persona è buona e stimabile se corrisponde ai propri bisogni, diventa criticabile se ne è difforme. Tuttavia se si cerca nell’altro la perfezione, che sta solo nella propria mente, o se si pretende che l’altro sia la copia delle proprie idee, la delusione e la tristezza la fanno da padroni.

I figli dell’Ingannatore si lasciano sviare dalla verità sputando sentenze a destra e a manca; i figli della Sapienza, quelli che la desiderano con umiltà, la sanno riconoscere anche vestita con abiti inusuali. Dio si fa trovare solo da chi lo cerca con cuore puro, cioè solo da chi non coltiva il desiderio di realizzare i propri progetti ma si pone nelle mani di Dio come una matita perché Lui possa rendere storia il Suo progetto di amore. 

Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!