È bello ciò che è il Bello, non ciò che piace
È bello ciò che è il Bello, non ciò che piace – SANTISSIMA TRINITA’(ANNO C)
Pr 8,22-31 Sal 8 Rm 5,1-5
+ Dal Vangelo secondo Giovanni(Gv 16,12-15)
Tutto quello che il Padre possiede è mio; lo Spirito prenderà del mio e ve lo annuncerà.
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.
Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future.
Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».
Oggi la Chiesa ci invita a guardare né in alto, né in basso, ma in profondità, lì dove si coglie, al di là di ciò che appare al primo sguardo, la verità, cioè il senso ovvero il gusto della vita. La vita la potremmo definire in molti modi, tanti quanti sono i punti di vista dai quali osservarla. C’è tuttavia un elemento comune a ogni visione; la vita è relazione perché ogni cosa che esiste ha senso se è legata in qualche modo ad altro. Ciò che è solo è destinato a perire. La prima lettura parla dell’azione creatrice di Dio che avviene non come atto solitario e immediato, ma come un laboratorio in cui si lavora in equipe. L’armonia e l’ordine che ne viene fuori nella creazione riflette l’armonia e l’ordine di coloro che ne sono artefici. Dio stesso si compiace della creazione esclamando, “Che bello!”. Tutto il creato non è uscito da un laboratorio in cui qualcuno in segreto e in maniera isolata ha prodotto qualcosa. Il creato è un infinito laboratorio nel quale Dio continua ad operare insieme con l’uomo. La bellezza consiste nell’armonia delle differenze che realizzano l’unità. Gli elementi della natura sono posti in relazione tra loro e insieme, per così dire, sono sottoposti alla custodia dell’uomo. È dunque in questo bellissimo laboratorio che, guidati dallo Spirito santo, riconosciamo il “sigillo” divino, il marchio d’origine, che distingue la creazione di Dio dalle contraffazioni e surrogati di mondi costruiti dall’uomo senza Dio. La natura è il primo Vangelo che annuncia la bella notizia di un Dio che non si accontenta di starsene beato per conto suo nei cieli ma condivide con l’uomo la gioia dell’amore. Solo abitando in questo mondo l’uomo comprende che esso è un work-in-progress, un lavoro in corso. Colui che non abita solamente nel Cielo, ma viene a dimorare in mezzo agli uomini, insegna loro ad abitare questo mondo imprimendo ad esso il sigillo di garanzia dell’amore-comunione. La verità, di cui parla Gesù, non è un concetto, ma è l’evento, il fatto vivo, dinamico, è l’amore che unisce le persone ponendole in una relazione di comunione per cui l’uno vive per l’altro.
La bellezza della creazione, della quale l’uomo è parte integrante ma anche culmine, non è assimilabile al piacere. Non si applica qui il detto che “non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che piace”; anzi si tratta proprio del contrario perché la verità è bella anche quando non piace. Non sempre l’amore-comunione si realizza in contesti piacevoli. Si direbbe che una relazione è vera e rimane bella proprio attraversando i momenti non piacevoli. Gesù ha rivelato la bellezza dell’amore armonioso che unisce Lui, il Padre e lo Spirito Santo. Venendo in mezzo agli uomini c’è stata una sorta di separazione vissuta, nella sua più acuta drammaticità, nella morte. Lo Spirito Santo ha tenuto uniti in un solo amore il Padre e il Figlio anche nel tempo della “distanza”. L’amore non è un sentimento, ma è una realtà viva, come lo è una “forza”, una “potenza”, che rende vera, solida, duratura, eterna, il legame relazionale soprattutto nel tempo e nelle situazioni non piacevoli. Lo stesso Spirito che tieni uniti nella diversità e nella distanza il Padre e il Figlio, tiene legati con dolce forza l’uomo al suo Dio soprattutto nei momenti della tribolazione e della sofferenza. Proprio in questi frangenti, quando istintivamente chiediamo all’A/altro: “cosa fai per me?”, lo Spirito m’ispira un’altra sollecitazione: “cosa posso darti se non il mio dolore?”
Si, l’amore non è un’esperienza sempre gratificante e piacevole, e quando sperimentiamo anche il suo risvolto più serio e rigoroso, chiediamo allo Spirito Santo di agire in noi come ha fatto in Gesù, quando lo ha sostenuto e confortato nella prova, lo ha risollevato dalle tenebre della morte, lo ha reso Vivo per sempre. È lo Spirito Santo che rende bello e amabile l’A/altro anche quando non è piacevole; Lui accende in me la fiamma del desiderio di amare l’altro anche quando l’altro non è in grado di dare quello che mi aspetto sentendolo diverso e distante. È qui che emerge la bellezza della creazione che vive il suo travaglio generativo per dare alla luce una nuova umanità, bella perché unita armoniosamente col suo Creatore.
Auguro a tutti una serena domenica e vi benedico di cuore!