Lo stile cristiano dell’esercizio dell’autorità

Lo stile cristiano dell’esercizio dell’autorità

13 Maggio 2019 Off Di Pasquale Giordano

Lo stile cristiano dell’esercizio dell’autorità – Lunedì della IV settimana di Pasqua

At 11,1-18   Sal 41 e 42

+ Dal Vangelo secondo Giovanni(Gv 10,1-10)

Io sono la porta delle pecore.

 

In quel tempo, Gesù disse: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei».

Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.

Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».

Prima di guarire in giorno di sabato un uomo cieco sin dalla nascita, Gesù afferma: “ Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato … sono la luce del mondo” (Gv 9, 4). Gesù dona la luce agli occhi di quel cieco che dall’inizio era immerso nel buio e quindi incapace di compiere le opere di Dio. In questo segno è racchiuso il senso della sua venuta in mezzo agli uomini, infatti dice: “Sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza”. Gesù dunque viene per dare la vita, non per prenderla. Agli albori della monarchia in Israele il profeta Samuele mette in guardia le tribù, che chiedevano di avere un re come gli altri popoli, parlando loro del “diritto del re” di prendere (1sam 8, 11s.). La storia della monarchia d’Israele è la drammatica conferma di quanto afferma Gesù a riguardo dei ladri e briganti che “salgono da un’altra parte” per “rubare, uccidere e distruggere”. Con questa allegoria Gesù stigmatizza l’atteggiamento dei capi che non si fanno umili discepoli del Padre, ma scelgono di scalare le vette dell’ambizione e del potere per curare i propri interessi. Il leader vero, il buon pastore, è colui che non sale, non ambisce a cose troppo grandi, non lancia la scalata a scapito o servendosi degli altri, ma passa attraverso la porta, si fa riconoscere, “chiede permesso”, ha rispetto degli altri. Chi sente il desiderio di assumersi delle responsabilità a qualsiasi livello, deve imparare l’arte del rispetto, deve praticare la virtù del dialogo che significa “attraversare” le soglie, i limiti, per entrare in relazione con gli altri, riconoscendo a ciascuno il suo ruolo e le sue competenze. Chi insegue i suoi sogni di grandezza, servendosi degli altri, passa sugli altri; chi sente il desiderio di dare un senso pieno alla vita attraverso il servizio deve passare attraverso la relazione di ascolto e di rispetto dell’altro.

 

Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!