Chiedere ciò che sazia per cercare Colui che nutre

Chiedere ciò che sazia per cercare Colui che nutre

6 Maggio 2019 Off Di Pasquale Giordano

Chiedere ciò che sazia per cercare Colui che nutre – Lunedì della III settimana di Pasqua

At 6,8-15  Sal 118  

 

+ Dal Vangelo secondo Giovanni(Gv 6,22-29)

Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna.

 

Il giorno dopo, la folla, rimasta dall’altra parte del mare, vide che c’era soltanto una barca e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma i suoi discepoli erano partiti da soli. Altre barche erano giunte da Tiberìade, vicino al luogo dove avevano mangiato il pane, dopo che il Signore aveva reso grazie.

Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?».

Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo».

Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».

Molti di quelli che seguivano Gesù, perché compiva segni sugli infermi e avevano mangiato pane gratis, erano rimasti in quel luogo credendo di trovarlo ancora lì. Infatti lo avevano visto ritirarsi sul monte perché qualcuno iniziava ad acclamarlo re. Tuttavia alcuni avevano notano che non c’era traccia di Gesù pur essendoci solo una barca e l’altra, ovviamente assente, era stata usata dagli apostoli per il viaggio. Non rimaneva altro che mettersi sulle tracce degli apostoli, che la sera precedente si erano diretti verso Cafarnao, e per questo usano delle barche che nel frattempo erano giunte da Tiberiade. Essi dunque partono dal luogo nel quale Gesù aveva dato loro da mangiare dopo aver ringraziato il Padre. Di quell’esperienza in realtà portano con sé solo il ricordo della fame saziata non della preghiera. Per cui l’intraprendenza che anima coloro che cercano Gesù è giustificata dalla malcelata intenzione di replicare l’esperienza di benessere che ha loro offerto. Trovatolo gli domandano: “Rabbì, quando sei venuto qui?”. Se fossero stati mossi da vivo desiderio di essere guariti non avrebbero fatto quella domanda che invece tradisce una vuota curiosità e il desiderio di trovare facili soluzioni ai problemi legati ai propri bisogni; in definitiva essi sono rimasti ad un livello primitivo della fede, quella che si riduce a richiesta. Quanto precario è quello stato di pace che si ottiene con la sola soddisfazione dei bisogni primari. La folla che segue Gesù si è saziata, senza nutrirsi, ha appagato i suoi bisogni ma non ha accolto il dono; ecco perché coglie dei particolari, si accorge dell’assenza, fa delle ipotesi, si pone delle domande, ma tutto questo su un piano estraneo a quello sul quale Gesù si pone e al quale vorrebbe condurre coloro che lo seguono. Gesù, non rispondendo direttamente alla domanda che gli viene posta, porta il dialogo su un gradino più alto. Quello che gli uomini spesso affannosamente cercano è un cibo che non dà la vita, al massimo fa sopravvivere o vivacchiare. I soldi, il divertimento, il sesso, il gioco, in se, presi singolarmente e nel loro contesto non sono una cosa cattiva, anzi sono doni di Dio, ma niente di questo può sostituirLo. Il cibo, anche quello che perisce, è dono di Dio, ma siamo chiamati a passare dal dono al Donatore, dai beni al Bene, dalle creature al Creatore. Il rendimento di grazie ci permette di alzare lo sguardo da ciò che riceviamo a Colui che lo dona, da ciò che ci sazia a Colui che ci nutre.

 

Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!