Dall’amore come bisogno all’amare quale desiderio di generare
Dall’amore come bisogno all’amare quale desiderio di generare – Sant’Atanasio
At 5,27-33 Sal 33
+ Dal Vangelo secondo Giovanni(Gv 3,31-36)
Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa.
Chi viene dall’alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla secondo la terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza. Chi ne accetta la testimonianza, conferma che Dio è veritiero. Colui infatti che Dio ha mandato dice le parole di Dio: senza misura egli dà lo Spirito.
Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui.
Una canzone di qualche tempo fa diceva: “dipende… da che dipende? Da che punto vedi il mondo tutto dipende”. Parlando con Nicodemo, che si pone delle domande riguardanti la fede e il suo rapporto con Dio, Gesù distingue tra il punto di vista di chi appartiene alla terra e quello di chi viene dal cielo, ed è inviato da Dio. C’è in effetti una religiosità primitiva e immatura che parla di Dio a partire da quello che l’uomo non è e vorrebbe essere, mentre Gesù propone l’esperienza della fede come accoglienza fiduciosa della sua persona nella quale Dio mette a disposizione dell’uomo ogni bene, la totalità del bene. Il Dio di Gesù Cristo non è la somma degli enigmi che l’uomo non sa (ancora) spiegarsi, ma è la persona che si scopre nella misura in cui si gode, per quanto è umanamente possibile, della sua inesauribile bontà. Gesù è la rivelazione di Dio, che non è a misura del bisogno dell’uomo o di quello che gli manca, ma molto di più perché in Gesù “abita corporalmente la pienezza della divinità” (Col 2, 9) in quanto “il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa”.
Il punto di vista dell’uomo terrestre determina ragionamenti basati sul rapporto causa ed effetto, sulla relazione tra merito e premio e quella tra colpa e castigo. La prospettiva propria di chi appartiene alla terra inserisce il necessario pentimento tra la colpa e il perdono, quella celeste invece fa dipendere il perdono solamente dall’amore gratuito di Dio, per cui il perdono precede il pentimento per generarlo. Chi accoglie la testimonianza di Gesù è come colui che apre gli occhi e si lascia illuminare dal sole che splende con la sua luce non già in base al bisogno dell’uomo, ma in misura maggiore e sovrabbondante. Come chi si accosta ad una sorgente da cui scaturisce acqua in misura ulteriore rispetto al fabbisogno di chi si disseta, così è l’uomo che si sfama e si disseta della Parola di Dio la cui grazia supera il bisogno contingente. La fede, dal punto di vista di Gesù, è una continua scoperta che Dio è veritiero, non perché realizza le attese degli uomini, ma perché è la sorgente del desiderio di amore. Credere, dunque, significa accogliere lo Spirito che è dato senza misura, cioè non “al bisogno” dell’uomo, ma per puro e ineffabile desiderio di Dio. Chi crede passa dal vivere l’amore come bisogno, perché ne avverte contestualmente il vuoto, all’amare come desiderio di generare.
Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!