Il misterioso incontro tra la povertà e la grandezza – Mercoledì della I settimana di Avvento
Il misterioso incontro tra la povertà e la grandezza – Mercoledì della I settimana di Avvento
Is 25,6-10; Salmo 22
+ Dal Vangelo secondo Matteo(Mt 15,29-37)
Gesù guarisce molti malati e moltiplica i pani.
In quel tempo, Gesù giunse presso il mare di Galilea e, salito sul monte, lì si fermò. Attorno a lui si radunò molta folla, recando con sé zoppi, storpi, ciechi, sordi e molti altri malati; li deposero ai suoi piedi, ed egli li guarì, tanto che la folla era piena di stupore nel vedere i muti che parlavano, gli storpi guariti, gli zoppi che camminavano e i ciechi che vedevano. E lodava il Dio d’Israele.
Allora Gesù chiamò a sé i suoi discepoli e disse: «Sento compassione per la folla. Ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare. Non voglio rimandarli digiuni, perché non vengano meno lungo il cammino». E i discepoli gli dissero: «Come possiamo trovare in un deserto tanti pani da sfamare una folla così grande?». Gesù domandò loro: «Quanti pani avete?». Dissero: «Sette, e pochi pesciolini». Dopo aver ordinato alla folla di sedersi per terra, prese i sette pani e i pesci, rese grazie, li spezzò e li dava ai discepoli, e i discepoli alla folla. Tutti mangiarono a sazietà. Portarono via i pezzi avanzati: sette sporte piene.
Gesù sale sul monte e lì si stabilisce, non per fuggire dalla folla ma per attenderla e accoglierla. Il monte è il luogo simbolico dell’incontro con Dio; l’Altissimo si fa prossimo lasciandosi accerchiare da un popolo ferito da drammatiche povertà. La folla non ha nulla da offrire se non la propria nullità perché ripone in Gesù la fiducia di ricevere salvezza gratuitamente. Gesù può guarire tutti gli infermi che lo hanno accolto nella loro miseria.
Perché i discepoli non restino ai margini, come spettatori distanti, Gesù li chiama a sé e apre il suo cuore, rivela loro i suoi sentimenti per quella moltitudine che era con lui ma che rischiava di non reggere al peso della viaggio. La compassione non vede solo il bisogno immediato ma anche l’esigenza futura perché è previdente. Lo stupore e l’entusiasmo per i fatti straordinari ben presto avrebbero ceduto il passo alla fatica della vita ordinaria il cui peso sarebbe risultato insostenibile fino a soccombere. Senza che Gesù sia esplicito, i discepoli si sentono interpellati; è la Chiesa di ogni tempo che è chiamata ad ascoltare il cuore di Dio a sintonizzarsi con la sua Carità che spinge verso una scelta di campo. La chiamata del Signore è esigente e a ragione chi risponde alla vocazione si sente investito di un impegno superiore alle proprie forze umane. Tuttavia i discepoli sono rimandati a ciò che hanno visto fare agli infermi: la speranza ha spinto i poveri a presentarsi e a offrirsi a Gesù sul monte. Anche i discepoli, coinvolti nella missione di Gesù, possono offrirgli la loro povertà e, attraverso lui al Padre, perché il dono presentato a Dio diventi dono offerto per la vita dell’uomo nel cammino della vita.
Accetta Signore, l’offerta della mia lode che si eleva a te da un cuore ferito da preoccupazioni e delusioni ma che non si arrende allo scoraggiamento. Nell’incontro tra la mia povertà e la tua grandezza ti offro quello che tu mi hai dato, tu dona te stesso.
Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!