OGGI SCELGO DI AMARMI/TI QUI E ORA, COSÌ COME SONO/SEI
XXXI domenica del Tempo Ordinario (anno B) 4 nov 2018
OGGI SCELGO DI AMARMI/TI QUI E ORA, COSÌ COME SONO/SEI
Dt 6,2-6 Sal 17 Eb 7,23-28 Mc 12,28-34
Domenica scorsa il vangelo si chiudeva con l’immagine di Bartimeo che, acquistando un modo di vedere nuovo, segue Gesù, ma non si dice verso dove. A questo interrogativo, che il lettore attento del vangelo si pone, risponde il racconto di questa domenica in cui Gesù, giunto a Gerusalemme e stando nel tempio, viene interrogato circa la questione su quale sia il primo comandamento o il comandamento che sintetizza tutti gli altri, quello imprescindibile. La domanda posta a Gesù non è accademica, non mira a verificare quanto sa della legge, ma interroga al fine di conoscere la ragione prima dell’agire di Gesù. Non è estraneo infatti allo scriba quello che Gesù ha fatto e detto nei tre anni precedenti in cui ha girato in lungo e in largo i territori della Palestina. La domanda dello scriba è quella che è chiamato a fare a Gesù ogni lettore del vangelo che dal capitolo primo del vangelo di Marco è giunto fino a quel punto. La domanda allora è: da quale principio (comandamento) fai dipendere tutte le tue scelte? Qual è il fondamento della tua scelta di vita su cui sono poggiate tutte le altre?
Questa domanda è posta a Gesù nel tempio in cui si andava per offrire sacrifici, fossero essi per purificazione, espiazione o comunione. La lettera agli Ebrei (II lettura) spiega la novità del sacerdozio e del sacrificio di Gesù; egli infatti non ha offerto animali o cose, ma ho offerto se stesso, affinché ogni uomo potesse presentarsi davanti al Padre non come un condannato, ma come figlio. La scelta fondamentale che Cristo ha fatto è l’offerta di se stesso al Padre per gli uomini.
Rispondendo allo scriba Gesù non espone semplicemente la sua idea, ma il suo progetto di vita che si compirà nella Pasqua e che dà senso a tutte le parole e i gesti compiuti lungo la strada. La sua scelta fondamentale è quella di Ascoltare, per Amare Dio con tutto se stesso e il prossimo come se stesso (I lettura). La replica dello scriba sottolinea il valore cultuale dell’amare Dio e ogni uomo.
La scelta fondamentale di Amare Dio, il prossimo e me stesso, parte dall’ascolto, cioè dall’accoglienza benevola dell’altro. Accolgo il mio io e l’altro da me così com’è, senza giudicare, senza filtrare. Accolgo il mio/suo cuore, cioè i miei/suoi pensieri, i miei/suoi progetti, la mia/sua anima, cioè le mie/sue emozioni e sentimenti, la mia/sua mente, cioè il mio/suo punto di vista maturato dall’esperienze della vita, le mie/sue forze, il mio/suo corpo con gradevolezze e sgradevolezze?
Amare non significa offrire qualcosa che non mi appartiene, qualcosa che non mi attraversa, sarebbe solo un “passa mano” come i sacrifici dell’antica alleanza che non servivano a niente, se non a educarci ad una offerta più bella che è quella della comunione, della condivisione.
Amare dunque è accoglienza benevola e grata per poter donare gratuitamente ciò che mi appartiene e mi identifica. Amare non è dare in elemosina quello che mi rimane e non mi serve, ma offrire, condividere, quello nel quale identifico la mia vita.
Questo è il progetto di vita che Gesù, realizzandolo sulla croce, permette anche a me di realizzarlo se accetto di seguirlo sulla croce, condividere con lui la sua gloria.
Dopo questo nessuno lo interrogava perché è il tempo di interrogarsi, di porre gli indicativi della legge (il Signore Dio nostro è l’unico Signore … amerai Dio … amerai il prossimo tuo) in interrogativi: Dio è il mio unico Padre da ascoltare? Il progetto/proposta di vita che Gesù mi fa la voglio fare mia? Voglio far dipendere ogni mia scelta, atteggiamento, parola, dalla volontà di amare Dio e il mio prossimo, amare Dio nel mio prossimo, accogliere Dio nel mio prossimo, servire Dio nel mio prossimo? Dalla risposta a queste domande quotidiane che ciascuno fa derivare gli imperativi che nascono dal cuore.