Dal silenzio una nuova creazione – Sabato Santo
Shabbat in ebraico, da cui viene il temine sabato, significa fermarsi. Nella cronologia del racconto il sabato è l’ultima delle creazioni di Dio ma fatta non attraverso la parola, come tutte le altre, ma attraverso il silenzio. Esso è il mistero luminoso che avvolge ciò che le parole possono definire. I rabbini parlavano del decalogo, le dieci parole della legge, come di un recinto, di un confine; esse però non chiudono gli orizzonti di senso, ma introducono nel silenzio che tutto avvolge e illumina. È il mistero dell’amore di Dio che nessuna parola umana potrà mai definire o descrivere; in esso possiamo solo immergerci nella contemplazione.
Oggi non c’è liturgia nella Chiesa perché si compiono le parole di Gesù agli apostoli poco prima di morire: … un poco non mi vedere più (Gv 16, 16). Oggi non si vede il corpo sull’altare, oggi non si ode la sua Parola, perchè la sua assenza e il suo silenzio allarghino lo spazio del desiderio di lui.
Oggi dunque Dio si ferma, si silenzia, ma non è immobile e non è muto. Egli continua a cercarmi, a desiderarmi, scende negli inferi delle mie profondità per baciarmi con il bacio dell’amore, col soffio del suo Spirito.
Oggi anche io mi fermo, anche io lo cerco come la sposa il suo diletto nel Cantico dei Cantici. Nel silenzio mi preparo ad ascoltare la sua voce: vieni mia tutta bella … vieni nel mio giardino, Alzati amica mia, mia bella, vieni. È finito l’inverno, sono terminate le piogge. Già spuntano i fiori nei campi, la stagione del canto ritorna! (2, 10-12) Sì, con Lui aneliamo ad intonare l’Alleluia.