Cristo Gesù umiliò se stesso … per questo Dio lo esaltò – Domenica delle Palme
Il racconto della passione di Gesù è il vertice del Vangelo; è ciò a cui tutta la narrazione precedente tende ed è da qui che ogni singola parola trova il suo senso pieno. Chi legge uno dei vangeli seguendo la sua trama narrativa si accorge subito che il ritmo del racconto si rallenta quasi a fermarsi suoi singoli particolari. Le ultime ore di Gesù sono quelle per le quali è nato, ha vissuto, ha insegnato, ha fatto miracoli guarendo e cacciando i demoni, ha educato i suoi discepoli ad essere Chiesa. Gli ultimi eventi della vita di Gesù, la sofferenza, la morte in croce e la successiva risurrezione rivelano la sua origine divina e la sua missione: è figlio di Dio mandato dal Padre per fare di tutti noi i suoi figli. La Pasqua non è una commemorazione annuale della morte di Gesù ma è l’esperienza insieme con Lui del passaggio dalla morte del peccato alla vita propria della nuova creatura nella quale Dio si riconosce. Il vangelo non va solamente sentito, ma va vissuto emotivamente. Ascoltando il racconto ci viene rappresentato dal vivo quanto grande è l’amore di Dio per noi. La narrazione ci viene consegnata perché possiamo avere compassione di Gesù, accostarci al suo cuore e interiorizzare gli eventi, al punto da sentire in noi la sua paura, il suo dolore, la sua rabbia, la gioia. Le parole ci introducono nel cuore vivo dell’evento della pasqua che interpreta e getta luce di senso alla storia personale di ciascuno. Man mano che Gesù s’inoltra nella notte del dolore, non si lascia afferrare e stritolare dalla paura e dalla rabbia, ma trasforma la graduale spoliazione (degli affetti, della dignità, del conforto della natura e del Padre) in offerta verso Dio, nella certezza che solo Lui può rivestirlo di una vita nuova, restituirgli la dignità e la libertà del figlio, può reintegrarlo nella comunità umana, ridonargli la gioia di vivere amando.